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Quando la chirurgia può aiutare…

di Cristina
bangladesh

 Storie, immagini, emozioni.

Ci volevano due mostre fotografiche della fotoreporter Anna Benedetto, uniche nel loro genere, dal titolo “Samaya” (che in lingua locale vuol dire “Camera d’attesa”) e “Missione Bangladesh. Storie, immagini, emozioni.” per coinvolgere il pubblico sull’enorme lavoro svolto dai volontari nelle loro missioni umanitarie nelle terre martoriate dalla guerra, lavoro che ha avuto un importante riconoscimento anche dal Dalai Lama nell’occasione di una cerimonia a San Francisco.

Sono sfregi e ustioni da acido, scottature e traumi severi da incidenti sul lavoro, gravissime malformazioni congenite al corpo e al volto, tumori cutanei di dimensioni enormi i “problemi” creati dalla guerra per gli interventi attivati dai chirurghi plastici.

Cicatrici, a seguito di incidenti, acne, ustioni sono tutti problemi dolorosi, che rovinano il volto, gettano le persone nello sconforto, fanno cambiare la personalità diminuendo la sicurezza nei contesti sociali, fanno perdere addirittura la voglia di socializzare.

Prendiamo lo spunto da questa mostra fotografica per chiedere al Prof. MARIO DINI di parlarci di questo problema e di spiegarci come si può intervenire. Il prof. Mario Dini è specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, socio ordinario della Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica (Sicpre) e della nuova Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (AICPE), nonché membro dell’ISAPS, International Society of Aesthetic Plastic Surgery, la più importante società mondiale di chirurgia estetica.

Professor Dini, oggi parliamo di cicatrici al volto, un problema comune a tanti, oltre all’acne che penalizza particolarmente i giovani.    

Le vittime di incidenti stradali, gli ustionati, le donne sfregiate, i giovani deturpati dall’acne e tutti coloro che ogni giorno, guardandosi allo specchio, desiderano nascondere quei solchi indelebili che disegnano sui loro volti geometrie innaturali e antiestetiche possono finalmente ricorrere ad una tecnica efficace e non invasiva capace di restituire pienezza, volume e armonia alla pelle e ai contorni del volto.

Di cosa si tratta?

Il Lipofilling autologo, ovvero il trasferimento di grasso da una parte del corpo a un’altra allo scopo di aumentare il volume di aree corporee svuotate o depresse, è diventata una procedura standard utilizzata in numerosi interventi di chirurgia plastica ed estetica.

Ma si tratta di una metodologia nuova?

Nella letteratura moderna molti studi hanno confermato l’efficacia di questa tecnica nel trattamento delle cicatrici, soprattutto nei pazienti ustionati in cui il tessuto cicatriziale è spesso molto esteso e compromesso.

Tutti gli studi più recenti riportano un notevole miglioramento nella qualità delle cicatrici, con un elevato tasso di soddisfazione dei pazienti nella valutazione finale dei casi oggetto di studio.

E’ importante, in sintesi, il metodo dei vasi comunicanti?

Sebbene ancora non si conoscano i meccanismi responsabili di questo miglioramento, si ipotizza che le cellule staminali mesenchimali e i numerosi fattori di crescita contenuti nel grasso aspirato durante il lipofilling, contribuiscono al rimodellamento e ringiovanimento della pelle e delle cicatrici.

In tutti i casi trattati si rileva un miglioramento delle cicatrici anche in termini di minor dolore, maggiore uniformità di pigmentazione e colore, minore rigidità e irregolarità, maggiore flessibilità.

Molti casi anche da me trattati hanno dimostrato che il lipofilling autologo rappresenta una tecnica molto efficace per il trattamento delle cicatrici facciali, con grande soddisfazione da parte dei pazienti.

Che cosa prevede l’intervento?

L’intervento prevede una serie di sedute a distanza di circa 3/6 mesi l’una dall’altra, durante le quali il grasso prelevato dal paziente viene re-iniettato nel tessuto cicatriziale al fine di colmare il solco della cicatrice e rivitalizzare il derma. Nel periodo che intercorre tra una seduta e l’altra, una parte del grasso verrà riassorbita, ma in misura notevolmente inferiore a quanto accade con l’uso dei filler di laboratorio. Dopo che tale riassorbimento si sarà stabilizzato, sarà possibile eseguire un secondo trattamento al fine di riempire le aree più depresse.

Prof Mario Dini Specialista in chirurgia plastica e chirurgia estetica

Le Sedi: Prof. Mario Dini – via La Marmora, 29 Firenze, FI 50121

Tel: 055 570797

Milano: Prof. Mario Dini – Viale Luigi Majno, 3 Milano, MI 20122

Tel: 02 21118715

 

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