Normalmente… si diceva ”ai miei tempi”!
Le foto servivano per trattenere un ricordo: le nozze, la nascita, un amore, le ricorrenze… e venivano messe in bella mostra sulla credenza di casa. Ma si facevano anche gli album, diciamo un work in progress, alla nascita di un bambino per segnare date, crescita, il primo dentino, l’asilo, la scuola, e così via. Oggi, invece, la macchina fotografica è pressoché scomparsa, è in mano solo ai fotografi professionisti perchè tutti fotografano… è diventato un fenomeno dilagante, quello del SELFIE. Ma anche pericoloso.
Dai piatti al ristorante, ai paesaggi, dai cani agli amici durante una allegra serata, è il fotografarsi che crea dipendenza, molti non possono fare a meno d’immortalarsi ovunque vadano e in qualsiasi attività siano impegnati. La cosa ancora più preoccupante è che proprio i selfie diventano spesso la molla che spinge a recarsi dal chirurgo plastico. Secondo un recente studio realizzato dalla Sicpre, Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, sempre più spesso il ritocco è conseguente a un selfie giudicato non soddisfacente.
Nell’ 83% dei casi il cosiddetto “paziente da selfie” è una donna insoddisfatta e insicura, a disagio con il proprio naso e le prime rughe.
La fascia d’età maggiormente rappresentata (39% di richieste) è quella 18-25 anni, seguita (28% di richieste) da quella 26-35 e (ancora 28% di richieste) da quella 36-45. Si fa ricorso principalmente a infiltrazioni di filler (58% di richieste), rinoplastica (53%) e trattamenti con tossina botulinica (44%). Seguono l’intervento per aumentare il seno (33%), quello per correggere le palpebre (28%), la lipoaspirazione (17%) e il minilifting (3%).
Sono interventi “estetici” che aiutano i pazienti a tornare in forma, come afferma il Prof. MARIO DINI, sia fisica che psichica in breve tempo. Tuttavia si tratta di interventi chirurgici con le loro implicazioni in termini di tecnica chirurgica, di anestesia, di complicanze precoci e tardive, di tempi di recupero, di sfaccettature psicologiche spesso sottovalutate.
Quando si decide di ricorrere ad un intervento di chirurgia plastica estetica è fondamentale che tra paziente e chirurgo si stabilisca un rapporto empatico e di fiducia. Indispensabile e preliminare è il colloquio durante il quale si procede ad un’accurata raccolta della storia clinica (precedenti interventi, eventuali allergie a farmaci, presenza di malattie) per poi passare ad una visita generale con particolare attenzione al difetto da correggere o migliorare.
E’ importante, una volta avute le indicazioni per l’intervento, una pianificazione dello stesso: spiegare i benefici ma anche gli svantaggi, la localizzazione delle cicatrici e la loro possibile evoluzione. Ricordare sempre alle pazienti che noi siamo chirurghi plastici dotati di bisturi, non “maghi Merlini con la bacchetta magica”.
E non dimenticare la sfera psicologica: il cambiamento è radicale e per sempre. Non si può tornare indietro. Non si può togliere e mettere a piacimento! L’immagine che ci da un selfie va considerata con ironia, come un gioco. In qualche caso quindi, una chiacchierata con lo psicologo aiuta a comprendere e ponderare meglio la scelta che si vuole intraprendere.
Inutile recarsi dal chirurgo con le foto di soubrette e attrici famose pretendendo lo stesso risultato. Non si fanno “miracoli”: per quelli bisogna invocare altre persone in altre sedi.
Ognuno di noi ha un fisico diverso da quello di un’altra persona, con una miriade di reazioni biochimiche e biofisiche a qualsiasi tipo di “insulto” differenti dagli altri e l’andamento di un intervento ed il risultato estetico finale dipendono anche da questo oltre che dalla tecnica e dalla bravura del chirurgo.
Prof. Mario Dini Specialista in chirurgia plastica e chirurgia estetica
Le Sedi: Prof. Mario Dini – Via Lamarmora, 29 – Firenze, FI 50121
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Milano: Prof. Mario Dini – Viale Luigi Majno, 3 Milano, MI 20122
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